Solo per calibrare, i fondatori di unicorni tecnologici sono molto più rari degli atleti professionisti.

Fondamentali sopra la founderitis. Qualche decennio fa, il concetto di diventare un fondatore tecnologico non era nemmeno compreso come qualcosa che potessi fare. Negli anni '80 e nei primi anni '90, vedevi uomini d'affari in TV, ma non c'era un playbook ben definito per avviare un'azienda. I ragazzi erano incoraggiati a laurearsi e a trovare un lavoro retribuito. Questo ha cominciato a cambiare a metà/fine anni 2000. E da allora, Internet ha fatto un buon lavoro nel promuovere l'imprenditorialità. Forse troppo bene. Forse abbiamo esagerato. Forse dobbiamo cominciare a scoraggiarlo, o almeno iniziare a iniettare una nota di realismo. Perché vedo troppe persone al giorno d'oggi che sono semplicemente irrealistiche nelle loro ambizioni personali. Voglio dire, se puoi fare l'equivalente tecnico di un dunk dalla linea del tiro libero, e se hai anche una tolleranza al dolore eccezionale, e se sei veramente motivato a costruire qualcosa che non puoi comprare, certo, puoi provare a fondare. Ma altrimenti è probabile che sia meglio per te trovare un lavoro stabile. Il problema correlato è che gli ultimi dieci anni di wokeness, COVID e ora AI hanno portato a un problema di pipeline nell'istruzione... dove mancano le basi fondamentali nei giovani che, tuttavia, hanno un'ambizione dichiarata di fare alta tecnologia. Essenzialmente: troppi sono interessati al "tech" (con cui intendono denaro) ma non sono interessati alla tecnologia (con cui intendo matematica). Fanno una cosa da culto del carico dove copiano le caratteristiche superficiali di famosi imprenditori (come ritiri di meditazione, o indossare felpe con cappuccio, o quello che vuoi) senza copiare le caratteristiche sostanziali (come anni di studio tecnico concentrato). Comunque, penso che dobbiamo enfatizzare di più il realismo e molto di più le basi. Dobbiamo camminare prima di correre, e correre prima di volare, e molti non voleranno mai, e va bene anche così.